Neurofeedback: lo specchio del cervello

Neurofeedback: allenamento per il cervello

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Il percorso di psicoterapia è un viaggio che si intraprende con ogni singola persona che formula sempre una personale e unica richiesta di aiuto. Proprio per la varietà di richieste che possono giungere, il CPPI garantisce un’equipe preparata e altamente specializzata in tecniche aggiuntive alla psicoterapia stessa. Questo permette degli interventi mirati alle necessità del singolo e ad una maggiore efficacia del percorso sia nel breve che nel lungo termine.
Uno degli strumenti messi a disposizione dal CPPI è il Neurofeedback.

Cos’è e come funziona il Neurofeedback

Il Neurofeedback è uno specchio per il cervello. Così come ci si vede allo specchio per essere in ordine e migliorare il nostro aspetto, lo stesso fa il Neurofeedback con il cervello.

È una tecnica neuro-fisiologica legata all’attività del cervello che permette la sua autoregolazione attraverso i feedback che arrivano da stimoli esterni che vengono utilizzati durante la sessione di lavoro.

Immaginiamoci allo specchio: quando vediamo la nostra immagine riflessa notiamo che abbiamo, ad esempio, una macchia di cioccolata al lato della bocca e sentiamo la necessità di pulirla. Ebbene nel Neurofeedback succede la stessa cosa.

Attraverso un’apposita cuffia, che si appoggia sul capo, vengono inviati dei segnali ad un computer che li elabora e fa da specchio, permettendo di far vedere al nostro cervello se ci sono segnali che non sono del tutto “puliti”.
Quei segnali possono indicare ansia, agitazione o una qualsiasi altra difficoltà: il cervello in automatico li va a “migliorare” e li “pulisce”. Come se fosse un vero e proprio “allenamento” durante il quale il cervello impara a reagire ad un’esperienza esterna in modo più adeguato, favorendo una ricaduta positiva sul disagio iniziale che si riduce notevolmente e in poco tempo.

Un allenamento per il cervello

Cosa avviene durante la seduta di Neurofeedback

A seconda delle esigenze, viene individuato il punto corretto dell’area cerebrale coinvolta nel disturbo e sulla parte del cuoio capelluto corrispondente viene applicato un sensore che riceve i segnali della suddetta area per avere le informazioni necessarie ad applicare il corrispondente protocollo di lavoro. In questo modo il cervello inizia ad avere “coscienza di sé” così che si possa autoregolare.

Si tratta di una tecnica passiva. Il lavoro consiste nel vedere un film o ascoltare della musica senza una partecipazione attiva della persona mentre il cervello lavora per l’autoregolazione.

Il Neurofeedback è un training, un allenamento del cervello, perché impari ad autoregolarsi nell’affrontare e sostenere con maggiore efficacia gli accadimenti della quotidianità, senza alcuna controindicazione.

Come aiuta Neurofeedback?

La letteratura scientifica che indica il Neurofeedback come tecnica elettiva per numerosi disagi psicologici e non solo, è davvero ricca e articolata.

In particolare è indicata per disturbi quali: Ansia, Depressione, Disturbi del sonno, Disturbi Ossessivi-Compulsivi, Attacchi di Panico, Abuso di sostanze, Traumi e Disturbi dell’Attenzione.

Normalmente il Neurofeedback è complementare alla psicoterapia, pertanto è somministrato all’interno di un percorso psicoterapeutico. Tuttavia, le ricerche scientifiche hanno dimostrato che per il Disturbo dell’Attenzione (ADHD) e i Disturbi dell’Apprendimento e dello Sviluppo (DSA), l’efficacia è notevole anche se utilizzato come unico trattamento.

A quale età sottoporsi al trattamento?

Il Neurofeedback è adatto per tutte le età, dai 4 anni in su. Il lavoro ha come obiettivo quello di insegnare al cervello i meccanismi del “feedback” autoregolativo e per questo il cervello non ha età.

L’età per la quale il trattamento è più indicato è tra gli 8 e i 12 anni. Questa è l’età migliore perché il cervello ha il picco massimo di plasticità e i processi autoregolativi diventano particolarmente efficaci.

Quante sedute richiede il Neurofeedback?

I tempi dipendono dal singolo che si approccia a questa tecnica: l’esperto valuterà caso per caso e deciderà i tempi valutando il tipo di disturbo, l’età e le condizioni ambientali.

Non c’è un’indicazione precisa sulla durata proprio perché si tratta di un allenamento “personalizzato” ed è condizionato dalle caratteristiche del proprio cervello. Ognuno di noi ha un funzionamento mentale unico e irripetibile e nel rispetto di questa caratteristica viene deciso un percorso temporale adatto.

L’indicazione di un minimo di 10 sedute lascia, tuttavia, un limite temporale orientativo perché le ricerche indicano che questo tempo è l’ideale per iniziare ad ottenere dei risultati soddisfacenti, concreti e duraturi.

Autori: Dott.Giovanni Marinoni, Dott.ssa Claudia Petrera

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