disturbo evitante di personalità

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Quando la paura del giudizio ci fa isolare

Continua la nostra rassegna sui Disturbi di Personalità. In questo articolo trattiamo un disturbo che negli ultimi anni si è diffuso tantissimo e con la pandemia da Covid-19 è letteralmente esploso: il Disturbo Evitante di Personalità.

Cos’è il Disturbo Evitante di Personalità

Il Disturbo Evitante di Personalità, esordisce in adolescenza: è caratterizzato da una forte inibizione sociale. La persona si sente fortemente a disagio o in sofferenza a dover relazionarsi con altre persone, con gli sconosciuti soprattutto. Alcuni sono così a disagio che possono avere problemi anche a relazionarsi con persone che conoscono bene.

I sentimenti sono pervasivi, ovvero così prepotenti che la persona sente di non avere scelta, non può fare a meno che evitare qualsiasi contesto che la obblighi ad entrare in relazione con qualsiasi individuo.
Questo disturbo è caratterizzato da una forte ipersensibilità al giudizio negativo, non si riesce a tollerare che qualsiasi altra persona possa vedere di cattivo occhio qualsiasi caratteristica di sé, al punto che anche lo sconosciuto incontrato per caso per strada può essere fonte di intenso imbarazzo e anche il semplice sguardo dell’altro può far sentire di essere schiacciati da un macigno fatto di vergogna.

Lavoro, scuola e vita sentimentale per una persona Evitante

Nello studio di Cppi Bergamo, giungono a chiederci aiuto persone adulte che non riescono ad andare serenamente sul loro posto di lavoro, dove si è obbligati ad avere dei contatti interpersonali, dove la critica è più probabile se la prestazione non è all’altezza di quella attesa, dove la paura del rifiuto e dalla disapprovazione si fanno davvero insostenibili.

Ma ancora di più ci giungono ragazzi che sono tornati in presenza a scuola e, laddove la DAD (Didattica a Distanza) rappresentava quasi un sollievo e dava una sensazione di maggiore protezione, adesso il rientro è vissuto come una violenza a dover riprendere improvvisamente a mettersi in gioco nelle relazioni con i professori e coi compagni.

Questi ragazzi raccontano di non riuscire neanche ad immaginare di poter avere una relazione intima, la paura dell’umiliazione o di essere ridicolizzati è il peso che devono portare sulle spalle in ogni momento.

Personalità Evitante, la cura

Curare il disturbo evitante è possibile grazie ad un percorso di psicoterapia individuale.
Durante la terapia si lavora insieme allo psicoterapeuta sulle emozioni negative che scaturiscono da credenze di sé negative e profondamente radicate:


“Non posso piacere a nessuno!”

“Non sono all’altezza degli altri!”

“Sono troppo diverso/a dai miei compagni!”

“Sono sempre così goffo/a e imbranato/a, non possono guardarmi senza pensare male di me!”

Questi sono solo alcuni esempi dei pensieri che affollano la mente di queste persone, persone che invece agli occhi di chiunque risulterebbero ricche e meravigliose anche nei loro difetti.

La vita di chi si auto-limita

Molte persone con personalità evitante influenzano il percorso della propria vita a causa di queste sofferenze, per evitare le situazioni di stress arrivano a fare scelte che non permettono loro di esprimere al massimo il loro potenziale.

La persona evitante può arrivare a rifiutare una promozione sul lavoro, o nuove responsabilità a scuola, o viaggi e scambi interculturali, pur di evitare il disagio e la sofferenza emotiva che queste situazioni provocano.

Si arriva a perdere la possibilità di arricchirsi con le interazioni umane, non si riesce proprio a concedersi questo tipo di esperienze che permetterebbero una vita diversa, magari più appagante e soddisfacente.

Un fenomeno preoccupante che si è osservato nell’ultimo periodo è proprio l’abbandono del percorso scolastico tra i giovani.

Come aiutare la Persona Evitante: la psicoterapia

Ma non è sufficiente dire loro: “Sei perfetto/a così, è solo questione di fiducia e di autostima!”.

Il percorso è lungo e importante. Va fatto insieme a persone esperte che sanno bene come aiutare in queste circostanze.
La persona e lo psicoterapeuta, dovranno lavorare profondamente sull’origine di quei pensieri e di quelle emozioni di inadeguatezza che lo/la affliggono.

Occorrono molta cura e attenzione. Il compito dello psicoterapeuta sarà quello di aiutare ad affrontare e accompagnare la persona ad un maggiore contatto con il Sé e ad una sempre più crescente consapevolezza di quello che le accade dentro, per capire meglio quello che le accade fuori.

Non ci sono ricette magiche, è necessaria la cooperazione tra terapeuta e cliente per riuscire, nel tempo, a vedersi con una luce diversa.

L’obiettivo è quello di impedire a queste persone di etichettarsi come inadeguate e perdere la speranza di una vita più “leggera”.
È importante concedersi di osservare i vissuti, anche i più dolorosi, per poter capire come si funziona e come poter intraprendere un percorso di vita più sereno, fatto di buone relazioni interpersonali.

Al Cppi siamo pronti ad accogliere ogni richiesta di aiuto correlata a questa difficoltà.
La preparazione di ogni componente dell’équipe permette di poter adattare il percorso alle esigenze del singolo, utilizzando tecniche molto efficaci come: l’EMDR, il Neurofeedback, la Mindfulness e la Sensory Motor

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