Il bisogno di essere accuditi
Il disturbo di personalità dipendente si può descrivere come una costante paura di restare soli. Determina una condizione di totale incapacità di essere autonomi e svolgere, nei casi più gravi, anche le più semplici azioni quotidiane.
Noi tutti normalmente, ma in questi periodi di grande incertezza dovuti alla pandemia di Covid-19 ancor di più, sentiamo la necessità di sentirci al sicuro e protetti. L’essere umano tende a cercare in modo fisiologico e naturale la sicurezza nella relazione con gli altri. L’accudimento è vita fin dalla nascita e questo istinto naturale ci accompagna per tutta la vita.
Le conseguenze del disturbo di personalità dipendente
Ma cosa accade quando si sente la necessità impellente e continua di essere accuditi?
Questo tipo di disagio, nelle forme più gravi, rende impossibile svolgere qualsiasi azione senza la presenza di una figura rassicurante e accudente.
Alcune persone non riescono a tollerare che l’altro si allontani, neanche per azioni essenziali come quella di andare al lavoro o a fare la spesa. Si percepisce come se la propria incolumità sia a rischio e possa accadere qualcosa di catastrofico in assenza della persona che infonde sicurezza.
Un pesante fardello che non solo schiaccia chi soffre del disturbo, ma anche colui che se ne prende cura. La frustrazione in questo tipo di famiglie è davvero intensa e ne risente l’intero nucleo.
La dipendenza affettiva causa di sottomissione nelle relazioni personali
Il timore di perdere colui che accudisce contribuisce a mettere in atto una serie di comportamenti di sottomissione e di accondiscendenza. È chiaro quanto sia rischioso avere un problema di questo tipo se si inizia una relazione con la persona “sbagliata”: si potrebbe arrivare ad essere disposti ad accettare qualsiasi cosa, anche la violenza, pur di non arrivare ad un abbandono.
Pertanto la persona con questo tipo di disturbo può essere esposta a situazioni molto pericolose per la propria incolumità e diventa necessario prendere consapevolezza di quanto è importante chiedere aiuto.
La passività nelle proprie decisioni diventa dannosa a tutte le età. Durante l’adolescenza si può permettere ai propri genitori di decidere cosa indossare, chi frequentare, come trascorrere il tempo libero, a quale scuola o corso universitario iscriversi.
La necessità che siano gli altri ad assumersi la responsabilità di prendere qualsiasi decisione, va al di là delle richieste appropriate per l’età e la situazione. Questo porta il giovane a non imparare dai propri errori e con la propria esperienza cosa è più opportuno per sé stesso e le difficoltà permangono anche da adulto.
Il timore di perdere il supporto e l’approvazione fa sì che coloro che sono affetti da questo disturbo non esprimano mai disaccordo verso le altre persone soprattutto verso la persona di cui sentono dipendere di più. Piuttosto che perdere l’aiuto di coloro dai quali cercano di farsi guidare, concorderanno anche su ciò che ritengono sbagliato, a tal punto arriva la loro incapacità di funzionare autonomamente.
Non si concedono neanche emozioni di rabbia, anche quando sarebbe sano manifestarla, il timore che la rabbia faccia allontanare l’altro è troppo pesante.
Il disturbo di personalità dipendente e l’insicurezza
Le persone che soffrono di questo disturbo hanno difficoltà a iniziare progetti, mancano completamente di sicurezza in se stesse, hanno la convinzione che gli altri facciano sempre tutto meglio di loro.
Nei casi più gravi si può di proposito non svolgere un compito con competenza per il timore che l’altro pensi che non si abbia più bisogno di lui. Un grande problema che spesso emerge in terapia è che si è così abituati a dipendere dall’altro da talmente tanto tempo che non si è avuta la possibilità durante lo sviluppo di acquisire le capacità che “attrezzino” l’individuo all’autonomia, obbligandolo a perpetuare il circolo vizioso della dipendenza.
Il risultato può essere una relazione amorosa sbilanciata e distorta, in cui si accettano sacrifici straordinari o tollerare l’abuso verbale, fisico o sessuale.
Il bisogno di avere sempre qualcuno
Quando una relazione intima termina a causa di una rottura o di un lutto, coloro che hanno il disturbo possono cercare con urgenza un’altra relazione che fornisca l’accudimento e il supporto di cui hanno bisogno. La paura di vivere senza l’altro è eccessiva e non realistica. La convinzione di non essere capaci di funzionare in assenza di una relazione intima quindi li porta ad attaccarsi rapidamente e indiscriminatamente a un’altra persona.
Il funzionamento sia in ambito lavorativo che in ambito sociale è costantemente compromesso dalla convinzione di non avere capacità e qualità per essere autonomi. Si può arrivare a rifiutare posti di responsabilità e a diventare ansiosi quando si è posti di fronte a decisioni.
Disturbo dipendente di personalità e dipendenza affettiva: come prendersene cura
La psicoterapia permette a queste persone di diventare consapevoli delle proprie capacità e con serio impegno si possono ottenere dei buoni risultati.
Al CPPI ci sono diverse figure professionali che possono accogliere coloro che sentono questo tipo di sofferenza e aiutare ad affrontarla.
Gli interventi si possono adattare alle necessità del singolo. Gli strumenti a disposizione sono tanti: si possono usare dei protocolli EMDR, si può valutare la necessità di applicare delle tecniche corporee quali ad es. la Sensory Motor o altre tecniche come la Mindufulness o il Neurofeedback.
È importante trovare una persona competente con cui costruire una relazione terapeutica che infonda fiducia e permetta alla persona che soffre del disturbo di lavorare per acquisire le consapevolezze necessarie per raggiungere una migliore qualità di vita.